Il libro
In questo piccolo saggio il magistrato Marcello Bortolato e il giornalista Edoardo Vigna ci danno una ‘infarinatura generale’ sul carcere in Italia. Ce ne spiegano funzionamento e significato e ce ne mostrano le contraddizioni (pensiamo, ad esempio, che il tasso di recidiva tra gli ex detenuti in Italia è altissimo).
Ci portano a riflettere sul significato costituzionale della pena e sull’effetto che una detenzione percepita come strumento di “vendetta pubblica” ha sulla comunità di riferimento, comunità a cui chi finisce in carcere appartiene, in cui farà presto o tardi ritorno. Lo fanno con una scrittura scorrevole, divulgativa e piacevolmente ironica.
Snocciolano alcune delle ‘frasi fatte’ più comuni utilizzate da parte dell’opinione pubblica (del tipo: “Dentro si vive meglio che fuori!”, “Buttiamo via la chiave”) allo scopo di scrollarci di dosso falsi miti e luoghi comuni e promuovere una riflessione diversa: inclusiva, propositiva e rispettosa dei valori che la nostra Costituzione trasmette.
Uno dei miei estratti preferiti
«Ecco lo scopo di un carcere degno di questo nome e finalisticamente orientato al reinserimento: fare in modo che il detenuto venga considerato come persona. Garantirgli, appunto, dignità. Perché se lo stato tratta la persona nello stesso modo in cui il condannato ha trattato la sua vittima si rende uguale a lui e perpetua quella sopraffazione che è stata alla base del reato.»