Ripensare a Boez e riascoltare la sua colonna sonora, adesso, mi trasmette quella stessa sensazione di tenerezza che ho provato nelle sere in cui, prima di dormire, guardavo questa mini docu-serie. Era la fine del 2021 e l’inizio della mia esperienza in un carcere, quello di Rimini. I primi scambi con chi lo abita. Ricordo di aver pensato che Boez fosse un modo dolce di “portarsi a casa il lavoro”, di cullare sensibilità ed emozioni, rimanendo un po’ aggrappati a ciò che si era visto e sentito durante la giornata. Di Boez ricordo i colori vividi, i silenzi rumorosi e l’autenticità.
Un esperimento firmato Rai e supportato dal Ministero della Giustizia (disponibile su RaiPlay), racconta di sei ragazzi in esecuzione penale esterna che, accompagnati da due guide, percorrono a piedi la Via Francigena del Sud, da Roma a Santa Maria di Leuca.
Il cammino diventa strumento di esplorazione di sé e degli altri, modo per raccontarsi e per condividere sogni, dolori, speranze, ricordi. La telecamera che li segue non si lascia mai sfuggire fatiche e scoperte, rabbia e tensioni, anime e cambiamenti. E il cammino diventa percorso di crescita, da fare insieme.